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Museums and the Web Firenze 2014

Palazzo Vecchio a Firenze non poteva che essere il luogo più adatto per la prima volta in Italia del convegno internazionale Museums and the Web, organizzato ogni anno negli USA e dedicato al rapporto tra la tecnologia e i luoghi della cultura.

Per me è stata l’occasione per rincontrare “vecchi” colleghi e conoscerne di nuovi.

Sono tre i punti su cui vorrei focalizzare l’attenzione, tra i tanti temi affrontati dai relatori durante i tre giorni del convegno:

  • metriche: Robert Stein, direttore del Dallas Museum of Art (500.000 visitatori all’anno), ha condiviso alcune interessanti metriche che ha utilizzato per misurare e valutare le iniziative della sua istituzione. E’ un buona pratica che noi italiani non siamo molto abituati a seguire: misurare i risultati di un progetto e pianificare i passi successivi a seconda di tali dati.
  • live-tweeting: è stato sorprendentemente utile durante le presentazioni, dato che mi ha aiutato a focalizzare i punti chiave, specialmente se il relatore non aveva uno stile di presentazione efficace. Bisogna essere allenati per poter ascoltare, sintetizzare e twittare adeguatamente, perciò grazie a BAM! Strategie Culturali, #svegliamuseo, flod republic e agli altri blogger.
  • gamification: è un argomento molto in voga, trendy direi, ma va trattato con attenzione secondo me. Come provocazione, vorrei invitare i relatori a non parlare di gamification nelle conferenze sullo storytelling digitale se non hanno nel proprio CV una frase del tipo “Gioco ai videogiochi dall’inizio alla fine”! 😛
    Dare “solo un’occhiata” ad un gioco basato sullo storytelling è come ascoltare l’inizio di una storia e non sapere mai come andrà a finire, se capite cosa intendo.

Ho inoltre avuto modo di mostrare il lavoro relativo al progetto Razionalismo in Provincia di Como nell’area di Palazzo Vecchio dedicata alle dimostrazioni.
Qualcuno mi ha detto che gli piaceva perché l’app sembrava più “emotional” rispetto ad altre soluzioni, generava cioè empatia e coinvolgimento.
E se lo dice un esperto francese del settore, in inglese, credo sia un apprezzamento non da poco! 😉

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