Do you know what a purple cow is?
It’s a marketing concept invented by Seth Godin to represent a remarkable product.
Remarkable in the sense that it’s so attractive in its market sector to become a commercial success. We think we have a purple cow, and now that we registered the trademark we can reveal what it’s all about: i-muse is not only a PDA guide for museums and art exhibitions, an innovative tool for the visitor well beyond traditional audioguides, but most of all is the entrepreneurial project by three young guys from Como who believed to be able to create something important starting from scratch! 🙂
The logo is self-explanatory, born from a flash of genius by Luca and generated by Guido’s hint, the people to whom at the beginning of 2006 I proposed working on what was then an idea without a true form.
I got the idea while I was using an audioguide during my visit to the Joan Mirò’s exhibition in 2004 in Como. Back then I was developing software for PDAs, I knew their potentialities, and then I asked myself: why not making a guide running on PDA? 💡
In 2005, thanks to the voucher for technology innovation issued by Regione Lombardia, I committed a due diligence study to the Centro Volta, which is actually located in Villa Olmo where Mirò’s exhibition took place. From that point it took me some time to realize how I had to go on: I had to find the right people, people with the skills I was missing.
I talked to Guido, a marketing expert, an old friend I didn’t see for a long time, and to Luca, a great graphics artist with an experience in the videogames industry.
Thanks to them since the beginning of 2006 things went on at the right pace. We explored different paths, analyzed all the components of the project and finalized the application design. Slow but well since we were doing something else for a living.
After the award at the Startcup 2006 there has been the acceleration: the cash prize ( it’s better starting with a little, but a minimum is absolutely necessary 😉 ) and most of all the office inside the incubator at the Politecnico.
We also reached the finals of the ObiettivoICT contest, whose benefits will come the next year.
2007 is the year of the pig as the Chinese friends of Ciren told me.
Does that mean it will bring abundance even for us, in every sense?
We hope so, in the meantime in the category i-muse you can find all the posts related to the project, a category I’ll keep alive and well while the work on the project continues.
#1 by Alberto RPL on December 27, 2006 - 10:55 am
L’idea non è male ma così velocemente, a un mio parere personale, ha delle limitazioni, non è una e vera mucca viola.
1) Il nome è troppo legato a una generazione di tecnologie già utilizzate, ed avendo un nome che potrebbe defiare nell’identificazione del prodotto potrebbe partire già con un piede zoppo.
2) L’idea di guida interattiva, che poi non viene ampliamente spiegata, posso quindi dedurla, non dovrebbe limitarsi ai palmari, come si sta piano piano sviluppando il mercato delle piattaforme portatili (n.d.r Gartner) si sta orientando verso una globalizzazione dei prodotti, parlare di palmari, smartphone e telefoni è riduttivo e quindi progettare una piattaforma su uno solo di essi mina il settore di mercato su cui andrebbe a collocarsi.
3) Spero che lu studio di fattibilità fatto antecedentemente sia stato svolto con senno, altrimenti una troppa enfasi sull’applicazione potrebbe aver messo delle fette di salame sugli occhi. Mi spiego: il settore dei palmari rappresenta tuttora una nicchia in italia, (il vostro progetto non rappresenta quindi una mucca viola), il fatto di puntare su un mercato “niches” vi limita anche di più per il fatto che dovrebbe essere concentrato su chi utilizza palmari portandoseli al museo (ve lo immaginate a Como? in una città dove i portali internet fanno pena).
Di tutt’altro discorso se invece i palmari vengo offerti dai musei ai propri clienti, quest’estate ho notato alla Tate a Londra un simil prodotto, ma questo porta a imputere a centri di costo del budget dei musei notevoli investimenti e qui si ritorna al discorso di puntare a un mercato internazionale, perchè solo grandi musei si posso permettere certi investimenti.
Spero di aver portato giuste riflessioni al vostro progetto, senza far polemiche. Anche nei migliori team di sviluppo ci deve essere un avvocato del diavolo 😉
#2 by Albegor on December 27, 2006 - 12:50 pm
Ben vengano gli avvocati del diavolo, soprattutto se nel cast ci sono anche gnocche del calibro di Charlize Theron (mi riferisco al film con Keanu Reeves e Al Pacino! ;))
Ho finito ieri di leggere il libro di Seth Godin. In effetti si riesce a riconoscere una mucca viola solo quando lo diventa, altrimenti è impossibile.
1) Il marchio in realtà non è legato ad alcun tipo di tecnologia. Pensa che il nostro grafico lo vuole stampare pure sulle mutande, eheheh! 😆
2) L’architettura software è multipiattaforma mentre il prodotto è per palmari. In questo modo ci garantiamo una certa flessibilità di riutilizzo della tecnologia quando servirà.
3) Lo studio risale ad un anno e mezzo fa e di buono ha che si focalizza più sul business che sull’applicazione. Per questo è stato un buon punto di partenza. Fare il software è la parte più facile e divertente, creare il piano d’impresa è stato molto più complicato.
Seth dice che le mucche viola DEVONO puntare a nicchie di mercato. I prodotti per i mercati di massa in genere non hanno caratteristiche straordinarie dato che sono frutto di una serie di compromessi.
La guida al Tate è uno dei tanti esempi, forse uno dei più interessanti.
Non siamo i primi e non saremo certo gli ultimi, però se lo facciamo meglio degli altri ci faremo notare. 8)
Grazie per le osservazioni! 🙂
#3 by Alberto RPL on December 27, 2006 - 12:58 pm
1) era per dire che i-museum è un po troppo famigliare con Ipod, I tunes, Iphone (di Cisco nn di Apple) ecc…..
2) Se l’architettura software è multipiattaforma mentre il prodotto è per palmari è un ottima scelta cosi avete la possibilità di non trovarvi dei portoni sbarrati in futuro.
3) Le mucche devono si puntare al mercato di nicchia ma come è identificato il termine “mucche viola” devono essere uniche per puntare a mercati niches profittevoli. Se come dici tu sono molti che già lo fanno la qualità deve essere la colla che tieni insieme il progetto e non la punta di un Iceberg! Altrimenti la mucca viola è solamente una mucca normale con un pò di colore a tempera sulla pella.
In bocca al lupo ragazzi!
#4 by Albegor on December 28, 2006 - 10:44 am
Sì, il fatto che i-muse “suoni” come marchi ben più noti potrebbe essere anche un vantaggio dopotutto. A Guido è venuto in mente per questo se non ricordo male.
L’importante è che sia sufficientemente differente dai marchi più simili per poterlo registrare, infatti prima di farlo abbiamo commissionato uno studio di anteriorità.
Puntiamo sì sulla qualità anche se non sarà per niente facile emergere dalla massa. Ci proviamo almeno. 🙂
Anche se non ho ancora capito quale Alberto tu sia tra quelli che conosco… Crepi ’sto lupo! 😉
#5 by Matteo (aka MacTeo) on January 5, 2007 - 10:12 am
Hmm…. diciamo che a me l’informatica basata sul business non mi è mai piaciuta, sono dell’idea che che uno lo debba fare per innovare e cambiare il modo di vivere delle persone, ma mi rendo conto che nel mondo reale tutto gira intorno al business, quindi vi butto li un’altra idea. Diciamo uno spunto per un prossimo progetto. Premetto che odio il mondo dei palmari soprattutto perchè ci gira Winzozz ( viva Palm OS, speriamo risorga… ) e non mi interessa sviluppare per tale piattaforma, ma dato il legame stretto di quest’ultima con le tecnologie GPS stamane mi è venuta un idea. Probabilmente qualcuno ci ha già pensato, non ne ho idea, ma mentre portavo fuori il cane stamattina, mi son ricordato che sto aspettando da giorni un corriere che mi porti un violino comprato su eBay. Ora che ne pensi Davide di un progetto per aziende di spedizione ( quindi target internazionale ) che preveda l’ottimizzazione su mappa delle consegne? Mi spiego meglio: niente di così innovativo nell’idea di per se… l’algoritmo del commesso viaggiatore esiste in varie versioni da anni, ma tutt’ora Micio come tesi ha sviluppato qualcosa del genere al Poli, che verrà venduto alla SPT credo. Se voi riusciste ad implementare un algoritmo che in base agli indirizzi delle consegne da fare e con l’aiuto delle mappe usate dai GPS, riesca a legare le varie consegne secondo diversi criteri ( ad esempio la minor strada percorsa, o il minor tempo di consegna ) , penso che io avrei già il mio violino, e le aziende di spedizione vi pagherebbero profumatamente.
Praticamente il palmare ogni giorno scarica l’elenco delle consegne assegnato ad ogni corriere dal server dell’azienda, calcola interpellando il GPS il percorso della giornata, così il cazzone del corriere riesce a portarmi il violino per tempo.
Mi raccomando se diventi ricco con questa cosa ricordati di me ;-P
#6 by Matteo (aka MacTeo) on January 5, 2007 - 10:15 am
Guarda ti do anche il nome: iDeliver !
Spettacolare!
#7 by Albegor on January 5, 2007 - 10:55 am
Ciao Teo,
premetto che fare business è lo scopo primario di un’azienza in qualsiasi settore. Il come farlo però non è altrettanto scontato. Nel nostro caso voglio fortemente adottare una filosofia che ci consenta di fornire un servizio nuovo e utile per le persone comuni utilizzando l’informatica come strumento primario.
Un concetto questo che applicheremo non solo al progetto i-muse. 😉
Per quanto riguarda la tua idea… molto fica! Me ne avevano già parlato e molto probabilmente c’è già qualcosa sul mercato.
Senz’altro secondo me c’è sempre spazio per innovare visto e considerato come si evolve velocemente la tecnologia oggigiorno.
Ne parliamo con Micio quando ci vediamo.
Il nome mi piace… LUCAAAAA prepara il logo!!!! 😀
#8 by Matteo (aka MacTeo) on January 5, 2007 - 4:02 pm
Se stasera vieni al london ne parliamo, stavo sviluppando meglio l’idea mentre ero al cesso… 😀
Ah il violino è arrivato, ora devo solo imparare a suonarlo!!!
#9 by Albegor on January 5, 2007 - 6:33 pm
Allora vuoi la battuta scontata… si tratta di un’idea di mXXXX!